I Samurai nella storia del Giappone

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Il termine samurai identifica i componenti della casta militare del Giappone feudale. Il loro ruolo nella società giapponese dell’epoca fu cruciale fino al XIX secolo quando questa figura diventa sempre più marginale e lascia spazio all’esercito regolare che segue un po’ i passi degli eserciti europei.

Dal punto di vista etimologico vediamo che Samurai è un termine che deriva dal giapponese samurau e significa “servire”. Questa figura di guerriero mosse i primi passi in Giappone verso la fine de primo millennio d.C., ma si concretizzarono come gruppo solo a partire dal 12esimo secolo quando assunsero un ruolo importante e privilegiato nella società contraddistinguendosi per un codice etico rigido e di tipo militare.

Ancora oggi questa figura evoca rispetto e riporta alla mente sentimenti di rigore morale ed etico. Le immagini dell’epoca sono molto affascinanti e ancora oggi sono riprodotte su oggetti di uso comune anche da noi, come magliette e shopper, perché esteticamente gradevoli. Grazie ai servizi di stampa online offerti da Stampaprint, inoltre, stampare shopper online è diventato estremamente semplice ed economico.

Ma torniamo alla figura del samurai, perché in maniera trasversale tocca diversi aspetti della storia giapponese e ancora oggi la loro figura è molto rispettata nonostante di samurai, ufficialmente, non ne esistano più almeno dall’inizio del diciannovesimo secolo.

La loro figura identificava una nobiltà guerriera e una casta colta, estremamente preparata nelle arti marziali e anche praticanti lo zen e il cha no yu (la cosiddetta arte del tè) e anche l’arte della scrittura, conosciuta in Giappone come shodo. La loro decadenza inizia con l’era Tokugawa tra il 1603-1868 quando iniziano gradualmente a perdere la loro funzione militare diventando ronin.

Nel tardo XIX secolo con il rinnovamento Meiji la classe samurai venne abolita a favore di un esercito in stile occidentale.

Le armi dei samurai

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Certamente uno degli strumenti caratterizzanti del samurai erano le armi, oltre che una perfetta conoscenza delle arti marziali. Il punto di vista samurai prevedeva che le armi si dividessero in efficienti e inefficienti, senza nessun altro discrimine. Certamente la katana, la spada giapponese simile a una scimitarra con impugnatura a due mani, era l’anima dello spirito guerriero samurai. Ma forse in pochi sono a conoscenza del fatto che anche l’arco rappresentò un’arma potentissima per i samurai per il fatto che ad esso erano connessi anche riti scintoisti. Katana e arco ebbero il sopravvento fino all’arrivo delle armi da fuoco nel sedicesimo secolo.

L’arco giapponese era considerato un’arma molto potente anche perché caratterizzato da dimensioni che consentivano di lanciare diversi tipi di proiettili, non solo frecce, alla distanza anche di 100 metri con una buona dose di precisione.

Anche la lancia si ritagliò spazio e divenne un’arma popolare fra i samurai.

Distintivo dell’essere samurai fu l’harakiri. Una sorta di suicidio obbligatorio o volontario con cui il guerriero giapponese per eccellenza evitava la pena capitale o manifestava la propria protesta, in modo solenne, contro un’ingiustizia subita oppure anche il proprio profondo dolore per la morte del suo signore. Era un privilegio concesso solo alla casta dei samurai e si praticava squarciandosi il ventre con la spada